Il Capodanno è una delle festività più importanti in Giappone; è il periodo di passaggio tra il vecchio ed il nuovo anno e va accolto nel migliore dei modi. Ci sono molte tradizioni nel capodanno giapponese e ci sono altrettante decorazioni che servono ad accogliere la divinità del nuovo anno ed a tenere distanti le malvagità.
Scopriamo quali sono ed il loro significato.
Kagami-mochi
Il Kagami mochi (鏡餅) è una classica decorazione del capodanno, un particolare mochi giapponese che viene offerto al kami (divinità shintoista) del nuovo anno, chiamato Toshigami o Toshigamisama, ma anche nei templi buddisti, a dimostrazione dell’intreccio che queste due religioni hanno in Giappone.
In casa, viene principalmente posizionato davanti al kamidana, l’altare shintoista in miniatura, o nel tokonoma, uno “spazio espositivo” incassato in una parete della sala principale delle case in stile giapponese; ma è anche possibile posizionare le decorazioni in più stante, in quanto ognuna ha una sua specifica divinità, e più kami si rendono contenti meglio inizierà il nuovo anno 🙂
Un kagami-mochi è formato da due distinti mochi appoggiati uno sopra l’altro, con quello in basso più grande di quello in alto; sulla loro sommità è posizionato un “daidai”, ovvero un mandarino amaro, la cui fonetica è uguale a 代々 che significa “di generazione in generazione” (oltre che è anche il nome giapponese del colore arancione); la parola “kagami”, invece, significa “specchio”.
Poi, in realtà, ogni regione lo accompagna con altre decorazioni/alimenti, o ne cambia leggermente la forma, seguendo le proprie tradizioni: si possono aggiungere umeboshi (prugne salate), alghe kombu, felci, kushigaki (spiedini di cachi secchi), seppie essiccate, gohei (fogli di carta sacri a forma di zigzag) e altro; si possono anche trovare kagami-mochi formati da tre mochi invece che da 2 o con uno dei mochi colorato di rosso o ancora con una forma allungata e sottile.
La tradizione shintoista vede nel 28 di dicembre il giorno più propizio per l’esposizione del kagami mochi, in quanto il numero 8 è considerato di buon auspicio. Sono da evitare il 29 dicembre (in quanto il numero 9 può essere letto “ku” che significa anche “dolore”), il 30 dicembre (perché secondo il calendario lunare era l’ultimo giorno di dicembre, è quindi sarebbe considerata un’offerta dell’ultimo momento, poco sentita) ed il 31 dicembre (per lo stesso significato del 30, ma riferito al calendario gregoriano, attualmente in uso); viene appoggiato su di un sanbo (三方), una specie di vassoio, usato per le offerte di cibo ai kami.
Per il buddismo, solitamente, l’esposizione avviene in offerta alle statue di Buddha tra la mattina ed il pomeriggio del 31 dicembre, e viene appoggiato su un foglio di carta bianca.
L’11 gennaio è considerato, in tutto il Giappone ad eccezione di poche zone, il giorno del “kagami biraki” (鏡開き), ovvero il giorno in cui il mochi viene spezzato e mangiato; bisogna romperlo frantumandolo senza mai usare un coltello, in quanto il “taglio” è visto come un atteggiamento negativo, simile al “tagliare i legami”.
I frammenti vengono mangiati aggiungendoli in una zuppa chiamata Ozoni o, in alternativa, in un dolce chiamato Oshiruko, preparato con fagioli azuki rossi (il colore rosso è di buon auspicio).
Oggigiorno vengono vendute anche raffigurazioni di kagamimochi in plastica, al cui interno sono presenti dei mochi imbustati pronti per essere cucinati il giorno del kagami biraki.
Dal 1972 esiste anche l’associazione giapponese del Kagami Mochi 🙂
Kadomatsu
I Kadomatsu (門松) sono un’altra classica decorazione giapponese di capodanno utilizzata per invitare il kami del nuovo anno nelle proprie abitazioni; i suoi kanji sono quello di porta/cancello e di pino; vengono posizionati in coppia, uno a destra ed uno a sinistra, dell’ingresso di case, templi e santuari, ma anche all’inizio delle strade più importanti.
Sono formati principalmente da canne di bambù e rametti di pino; il bambù, crescendo lungo e dritto, simboleggia la solidità e la forza; vengono utilizzate 3 o 5 canne di altezza diversa, tagliate obliquamente e posizionate al centro della composizione; simboleggiano il cielo, l’umanità e la terra.
Il pino è da sempre considerato simbolo di longevità e di forza, oltre che uno dei luoghi più importanti in cui risiedono i kami; inoltre la parola giapponese per “pino” è “matsu”, che come si può notare è parte integrante del nome di questa decorazione.
Altri elementi che compongono il kodomatsu sono i cavoli fioriti ed i fiori di prugna, entrambe piante invernali che aggiungono forza e fortuna alla decorazione; il tutto è posi legato con stuoie e corde di paglia.
Il periodo di esposizione segue regole simili ai Kagami-mochi, si inizia dal 26 di dicembre, evitando il 29, il 30 ed il 31 e si rimuovono il 15 di gennaio (o anche dopo in alcune regioni) bruciandoli; il fuoco, infatti, è un mezzo di purificazione ed un modo per rilasciare lo spirito del toshigami; quest’evento si chiama Dondoyaki e durante la sua cerimonia si bruciano sia i kodomatsu che altre decorazioni del nuovo anno.
Shime-kazari
Lo Shimekazari (しめ飾り) è una decorazione di capodanno che ha il duplice scopo di dare il benvenuto al Toshigami e di tenere lontano dalla propria abitazione spiriti cattivi e malignità; si appende alla porta di casa, all’interno o all’esterno.
E’ composta da una Shimenawa (注連縄) a formare un cerchio, o in orizzontale, e da un daidai, un mandarino amaro giapponese, a cui si aggiungono una serie di altri elementi portafortuna, come rametti di pino (simbolo di longevità), maneki neko, aragoste (simbolo di lunga vita), shide (strisce sacre di carta bianca a zigzag) e foglie di felce (simbolo di felicità e prosperità).
La Shimenawa è una corda sacra shintoista formata da paglia di riso ed utilizzata durante alcuni rituali shintoisti; ha anche lo scopo di separare il mondo terrestre da quello divino e di allontanare la sfortuna.
Finito il periodo di capodanno viene anch’essa bruciata durante il Dondoyaki.
Hamaya
Le Hamaya (破魔矢) sono frecce portafortuna shintoiste vendute unicamente nei santuari durante il periodo di Capodanno; come dice anche il lor nome, hanno lo scopo di “uccidere/spezzare i demoni” ed oltre al periodo del nuovo anno sono utilizzate anche in altri momenti della vita di una persona, ad esempio durante l’acquisto di una nuova casa.
Sono costruite in legno, e come già detto, servono a scacciare i demoni, e quindi la sfortuna e le malignità, che potrebbero sopraggiungere con il nuovo anno; dopo averle comprate, vanno posizionare in una zona alta della propria casa e tenute lì per tutto l’anno, per poi essere sostituite ogni capodanno.
Hanno avuto origine nel periodo Edo, quando era di buon auspicio regalarle ai figli maschi il giorno del loro primo compleanno, accompagnate dai rispettivi archi, chiamati Hama Yumi (破魔弓). Col tempo questa pratica è andata in decadenza ed anche gli archi sono diventati più difficili da trovare.
Hagoita
Non si parla quasi mai delle Hagoita, ed in effetti sono una decorazione per capodanno (ma non solo) un po’ particolare. Le Hagoita (羽子板) nascono come delle specie di racchette utilizzate per colpire i volani in un giorno tradizionale giapponese chiamato Hanetsuki (羽根突き), che molto assomiglia al “badminton”, ma senza una rete che separa i due avversari.
L’ hanetsuki può essere svolto da due persone che si lanciano il volano, ma può anche essere giocato in solitudine, facendo rimbalzare il volano senza mai farlo cadere, ed è un tipico passatempo giapponese di Capodanno, in quanto si pensa che il movimento delle “racchette” scacci il male.
Le hagoita sono originarie del periodo Muromachi (1336-1573), inizialmente importate dalla Cina, ed hanno la caratteristica di essere decorate sul rovescio della racchetta con intagli e rilievi in stoffa e carta; nel periodo Edo (1603-1868) raffiguravano immagini di attori kabuki.
Col passare degli anni, fino ad arrivare ai giorni nostri, il loro scopo “sportivo” è andato sempre più perdendosi, trasformando queste racchette in oggetti da collezione, in souvenir e da esporre nel periodo di Capodanno; le raffigurazioni di attori kabuki sono sempre presenti, ma oggi se ne trovano di ogni tipo: c’è Doraemon, comici della TV, sportivi famosi, personaggi degli anime, raffigurazioni tradizionali come ninja e geisha.
La più grande esposizione e vendita di hagoita si tiene al tempio Sensoji di Asakusa ogni anno verso la fine di dicembre per un paio di giorni, da oramai più di 350 anni, ed è veramente particolare 🙂