Nei secoli si sono alternati vari stili architettonici nella costruzione delle case tradizionali giapponesi; quello che oggi può essere considerato la base della cosiddetta “casa in stile giapponese” è lo shoin-zukuri (書院造), ovvero lo stile utilizzato dai samurai e nei templi buddisti a partire dal periodo Muromachi fino alla fine del periodo Edo.
Queste abitazioni si sviluppavano a partire da una grande sala centrale (shoin può essere tradotto come salone o studio) che prendeva il nome di zashiki e che era la sala più grande e bella di tutta l’abitazione; attorno a questa si estendevano corridoi e altre stanze più piccole.
Nello stesso periodo nacque anche lo stile sukiya-zukuri, una versione più informale dello stile usato nelle case dei samurai, ma che manteneva parte delle sue caratteristiche, come i pavimenti in tatami o le tokonoma; questo divenne lo stile delle case da tè e delle residenze dei mercanti e di buona parte della popolazione; inoltre, con la scomparsa dei samurai all’inizio del periodo Meiji (1867), lo stile shoin-zukuri andò scomparendo mentre il sukiya-zukuri prese vigore e si innovò, diventando il nuovo stile tradizionale per le case giapponesi.
La stanza tradizionale giapponese prende il nome di washitsu (和室) ed è caratterizzata da pavimento in tatami, porte scorrevoli shoji o fusuma (utilizzate anche come ante dell’oshiire) e facoltativamente un tokonoma.
Vediamo ora quali sono in dettaglio gli elementi che compongono una tipica casa tradizionale giapponese, alcuni ancora oggi altri un po’ meno. In quest’articolo non sono stati volutamente presi in considerazione mobili e accessori tradizionali, che verranno trattati in un articolo dedicato.
Tatami
Il tatami (畳) rappresenta la pavimentazione tradizionale delle case giapponesi; ancora oggi è molto in uso sia nelle case delle piccole cittadine sia negli appartamenti delle grandi città (anche se è ovvio che le pavimentazioni più moderne stanno prendendo il sopravvento a Tokyo e città simili).
Il riferimento più antico alla parola tatami è contenuta nel Kojiki, il più antico testo letterario giapponese, risalente all’anno 712 d.C.
E’ realizzato rivestendo un pannello di legno o compensato con igusa naturale essiccata ed intrecciata; l’igusa è una pianta perenne assoggettabile a quella che noi chiamiamo “giunco” e viene coltivata principalmente nelle aree di Ishikawa, Kochi, Kumamoto, Fukuoka, Hiroshima e Okayama, anche se una parte considerevole è importata dalla Cina.
Vengono poi fatte delle cuciture verticali equidistanti tra loro, per rafforzare la tenuta della paglia; i bordi sono rifiniti con della stoffa che può avere vari pattern ed assumere varie colorazioni, che viene chiamata Tatamiberi (畳縁). Nei tempi moderni può essere interposto anche uno strato di poliuretano espanso al suo interno, così da rendere la pavimentazione più isolata termicamente.
Con la parola tatami si identifica un singolo pannello della pavimentazione, che negli standard moderni assume una dimensione di 6 shaku (l’unità di misura giapponese tradizionale per la lunghezza) per la parte lunga e 3 shaku per la parte più stretta.
Ogni stanza viene quindi assemblata posizionando più tatami al suo interno, il che rende ovvio che le misure delle stanze sono strettamente legate al numero di tatami che vi vengono posizionati. La stanza in cui viene svolta la cerimonia del tè, ad esempio, ha una dimensione di 4.5 tatami e le stesse metrature delle case/appartamenti, in alcuni casi ancora oggi, invece che in metri quadri sono indicate in tatami.
Sui tatami si cammina prettamente senza scarpe.
Genkan
Il Genkan (玄関) è l’area interna posta subito dopo la porta di ingresso di una casa giapponese; è una specie di “limbo” che si frappone tra l’esterno e l’interno vero e proprio dell’abitazione, con la funzione primaria di permettere a chi entra in casa di togliersi le scarpe ed indossare le pantofole (ma è normale anche rimanere coi calzini) prima di recarsi verso i locali interni.
Lo spazio dedicato al genkan, ovviamente, varia in base alla dimensione della casa e si va da ampie aree grandi quanto una piccola stanza ad aree grandi giusto lo spazio per lasciare due paia di scarpe (dopotutto, in monolocali di 10mq sarebbe difficile dedicare spazio ad un genkan). Sono ribassati rispetto al pavimento della casa ed un gradino, più o meno alto, funge da limite e “barriera”.
Non si dovrebbe mai camminare senza scarpe sul pavimento del genkan (ritenuto “sporco”); e allo stesso tempo non si deve mai oltrepassarlo verso l’interno con le scarpe ai piedi. Questo è anche il luogo della casa dove, sempre spazio permettendo, vengono accolti gli “ospiti” come ad esempio i postini, i fattorini per le consegne a domicilio, o i conoscenti che voglio fare un saluto veloce ma che non vogliono “entrare in casa”.
Così come per le case private, i genkan si trovano anche nei templi, ed in origine indicavano proprio l’ingresso fisico di un tempio Buddista Zen oltre che l’ingresso verso il percorso di vita Zen; la loro diffusione massiccia si ebbe durante il periodo Edo, prima nelle abitazioni dei Samurai ed a seguire dei mercanti fino ad arrivare a tutta la popolazione.
Altra cosa prevista nel “bon ton” del genkan è quella di entrarci solo dopo essersi sistemati a dovere cappotto o comunque i propri vestiti e di lasciare le proprie scarpe col davanti rivolto verso la porta e posizionate a destra o a sinistra, ma mai al centro.
Fusuma
I Fusuma (襖) sono le caratteristiche porte scorrevoli delle abitazioni tradizionali giapponesi, utilizzate oltre che come porte di passaggio anche come vere e proprie pareti separatorie, utili per modificare la struttura di una stanza in base alle esigenze ed alla capacità necessaria; possono essere usate anche come antine degli armadi.
Sono pannelli rettangolari e posizionati verticalmente, composti da un telaio in legno a grigia su cui vengono applicati più strati di carta washi (la carta giapponese), o in tempi recenti anche materiali di minor valore, per essere poi rifiniti con un ultimo strato di stoffa o carta più pregiata ed opaca.
I bordi esterni, in legno, possono essere verniciati o laccati in varie tonalità di colore, e su un lato è posizionata anche una specie di maniglia incassata, necessaria per inserirci le dita quando bisogna far scorrere il fusuma per essere aperto o chiuso; quest’ultima può essere in legno o in metallo e può variare di forma in base ai gusti dei proprietari.
Scorrono su un binario posto sia sul pavimento che sulla parte alta della stanza; oggi per aiutarne lo scorrimento si usano materiali più moderni, mentre in passato, o comunque nelle case più antiche, i pannelli scorrevano semplicemente su un listello di legno, teoricamente incerato per aiutarne il movimento.
La parte esterna dei fusuma, soprattutto in templi, santuari, castelli e case di prestigio, è spesso decorata con scritture, disegni o dipinti che raffigurano paesaggi, animali, matsuri o le stagioni; quest’arte prende il nome di shouhekiga e spesso viene realizzata con fogli d’oro e con colori molto forti e luminosi.
Shoji
Gli shoji (障子) possono essere considerati la versione luminosa dei fusuma; anch’essi hanno una struttura in legno a forma di griglia su cui vengono incollati dei fogli di carta washi bianchi, permettendo alla luce di filtrare e quindi di illuminare le stanze, attenuando però l’intensità della luce.
Le griglie sono principalmente rettangolari, ma possono assumere anche altre forme, seguendo i più svariati pattern: triangoli, esagoni, diamanti, in stile asanoha o sakura, a foglia di canapa e molti altri.
La parte bassa, quando gli shoji arrivano fino a terra (ne esistono anche di dimensioni ridotte, ad esempio se fungono da sola finestra), potrebbe essere costruita totalmente in legno al fine di impedire che la carta possa subire danni; al centro potrebbe anche essere presente una zona, quadrata o rettangolare, formata da un vetro.
Sono abbastanza leggeri per cui, in base a come sono stati costruiti e montati nelle abitazioni, possono essere rimossi aumentando la capacità della stanza; nella maggior parte dei casi la loro apertura è a scorrimento, ma ne esistono anche versioni con cerniere o a incastro uncinato.
Possono essere utilizzati sia per separare gli ambienti interni sia come “pareti” esterne; la carta è soggetta ad usura, per cui va cambiata periodicamente, solitamente una volta l’anno, ma nel caso può anche essere riparata.
Ranma
I ranma (欄間) sono dei pannelli rettangolari in legno che vengono interposti tra il soffitto ed i fusuma, o gli shoji; tutta la parte interna è intagliata con lo scopo di far passare la luce e di far areare al meglio le stanze. Oltre che nelle stanze interne, possono essere posizionati anche sulle pareti esterne dell’abitazione o al di sotto dei cancelli d’ingresso più importanti.
Le versioni più diffuse e quelle più semplici hanno intagli verticali tutti equidistanti tra loro, oppure una parte verticale e una parte orizzontale; la maggior parte dei ranma sono fissi ma ne esistono anche versioni che si aprono a scorrimento e che prendono il nome di shōji-ranma; inoltre, i ranma si sono sempre prestati benissimo anche come decorazione delle abitazioni, dei castelli e dei templi.
Gli intagli più artistici possono raffigurare ogni tipologia di soggetto, possono essere realizzati sia in 2D che in 3D e possono essere lasciati color legno o essere dipinti; oggi il posto più facile dove poterli osservare e scoprire sono i templi buddisti sparsi in tutto il Giappone.
Tokonoma
I Tokonoma (床の間) sono delle apposite aree incassate su di un lato in una tipica stanza in stile giapponese; sono utilizzate per esporre un kakemono (una calligrafia o un dipinto disegnato su un rotolo di cotone o carta) e/o un bonsai, un ikebana, un suiseki o un oggetto ornamentale chiamato okimono.
Il pavimento all’interno di un tokonoma è leggermente rialzato rispetto al pavimento della stanza che lo contiene e forma una specie di gradino, può essere in legno lucido o in tatami; inoltre, su di un lato, è presente sempre una trave verticale in legno, che definisce la fine del tokonoma e che prende il nome di toko-bashira; le sue dimensioni variano in base allo stile con cui viene costruito.
Il galateo giapponese prevede che l’ingresso all’interno del tokonoma sia sempre vietato, o comunque sia considerato poco rispettoso; l’unico momento in cui è consentito entrarci è per sistemare gli ornamenti o per effettuare le pulizie necessarie. Inoltre, è prassi che gli ospiti siedano con le spalle al tokonoma perché, essendo un lungo di prestigio della casa, potrebbe mettere in “soggezione” l’ospite o non farlo sentire all’altezza.
Oshiire
Un Oshiire (押入れ) è un armadio tradizionale che funge da riparo per i futon durante le ore diurne, ma ovviamente può contenere anche abbigliamento o altro, come cuscini o lenzuola; simula una parete della stanza, una specie di cabina armadio, aprendosi facendo scorrere dei fusuma.
Solitamente c’è una sola divisione centrale, a metà altezza, e la grandezza è quella di uno o più tatami; il nome Oshi-ire deriva dai verbi “osu” e “ireru” che significano rispettivamente “spingere” e “inserire”, a formare un qualcosa che suona tipo “spingi dentro (la biancheria da letto)”.
Engawa
L’Engawa (縁側) è quella parte di pavimento di una casa tradizionale giapponese che rintraccia il perimetro esterno dell’abitazione (dove per abitazione si fa riferimento alla vera e propria casa e non al giardino o altre parti comuni); rispetto ai pavimenti interni che sono in tatami, l’engawa è una striscia di legno levigato e liscio che solitamente funge da confine tra il giardino e le mura di casa.
Può essere sia interna, quindi assomigliare ad un corridoio che circonda la casa, sia esterna a formare una specie di ballatoio, o una veranda quando le dimensioni lo consentono; nella versione esterna, nella maggior parte dei casi, sarà il piano superiore o il tetto stesso della casa a fare da protezione in caso di pioggia o intemperie; il bordo esterno dell’engawa può essere sia “libero” che avere una ringhiera protettiva.
E’ abbastanza rialzata da terra e probabilmente è anche il luogo migliore dove potersi sedere per contemplare le stelle durante le belle serate o il giardino che solitamente circonda l’edificio.
Anche se oggi gli appartamenti moderni hanno mandato in disuso questa caratteristica per ovvi motivi, le engawa si trovano praticamente in tutti i templi e nelle case storiche in tutto il Giappone; come avviene per i tatami, anche qui non è consentito camminarci sopra con le scarpe.