La pagoda buddista può fungere da struttura commemorativa o da monumento funerario, spesso è utilizzata come reliquario ed al suo interno sono custoditi manoscritti, immagini sacre, ceneri di monaci o reliquie di Buddha.
Le pagode sono presenti in varie nazioni asiatiche, ma la versione giapponese è a se stante, nel senso che prende ispirazione dalla stūpa cinese, a sua volta di ispirazione indiana, ma ne modifica la forma ed il materiale di costruzione originale per renderla un qualcosa di prettamente giapponese.
Sono costruite in legno ed hanno una struttura a più piani, ognuno dei quali sormontato da un tetto; le distanze dei piani sono variabili così come è variabile anche il numero stesso di piani della pagoda, anche se viene rispettata quasi sempre una scala dispari.
Le pagode più comuni sono quelle a tre piani, chiamate Sanjū-no-tō (三重の塔 o三重塔) e quelle a cinque piani, chiamate Gojū-no-tō (五重の塔 o五重塔), ma come detto ne esistono formate un numero variabile di piani, da uno, Ichijū-no-tō (一重の塔) fino a tredici, Jūsanjū-no-tō (十三重塔).
Sulla cima di una pagoda è presente un Sorin (相輪), ovvero una parte metallica dalla forma particolare che ha un significato preciso; dal basso verso l’alto è composta da:
- Roban (露盤): la base del fukubachi, a forma di scatola quadrata
- Fukubachi (伏鉢): la raffigurazione di una tomba, a forma di ciotola rovesciata
- Ukebana (受花): un supporto decorativo, a forma di fiore di loro, con una singola o doppia fila di petali
- Kurin (九輪): una serie di 9 anelli che attraversano un palo verticale e che rappresentano le Cinque Saggezze Nyorai e i Quattro Bodhisattva
- Suien (水煙): una fiamma, composta da 4 lastre a 90° l’una dall’altra, a protezione degli incendi ed a appresentare il fatto che il Buddha fu cremato
- Ryūsha (竜車): una sezione ovale con vari significati, tra cui il respingimento degli spiriti maligni e la connessione tra la terra e ed il cielo
- Hōju (宝珠): la parte finale di un Sorin, una gemma sacra che respinge il male e soddisfa i desideri, oltre a simboleggia l’obiettivo ultimo di raggiungere la completa realizzazione spirituale nel buddismo
Gorintō
I Gorintō (五輪塔) sono monumenti funebri della tradizione buddista, strettamente legate al buddismo giapponese, il cui nome può essere tradotto come “tomba a cinque livelli” o “torre a cinque anelli” o ancora “pagoda a cinque cerchi”; come indica il nome, sono composte da 5 differenti elementi, ognuno dei quasi simboleggia un elemento fondamentale, impilati uno sopra l’altro nel seguente ordine:
- Chi (terra): solidità e stabilità, rappresentato da un quadrato
- Sui (acqua): fluidità e adattabilità, rappresentato da una sfera
- Ka (fuoco): trasformazione e passione, rappresentato da un triangolo
- Fū (vento): movimento e dinamicità, rappresentato da un semicerchio o mezzaluna
- Kū (vuoto o cielo): assenza di forma e spiritualità, rappresentato da un cosiddetto gioiello
Solitamente, man mano che si sale verso l’elemento superiore, questo diventa di dimensioni minori rispetto al precedente; sono costruite in pietra, ma è possibile trovarne anche in legno o in metallo, possono essere di varie dimensioni, da piccole o molto grandi, e sono posizionate nei cimiteri per onorare e ricordare i morti ed a volte nei templi buddisti come oggetto di culto. Sono anche considerate un mezzo per connettere il mondo dei vivi e quello dei defunti.
La loro origine viene fatta risalire al periodo Heian (794-1185), su influenza cinese e indiana, e si svilupparono nella forma e nella struttura artistica nei secoli a seguire, soprattutto nel periodo Kamakura (1185-1333) ed Edo (1603-1868). Tra i luoghi più affascinanti e con più presenza di gorintō c’è sicuramente il Monte Koya, a sud di Kyoto, uno dei luoghi più sacri del buddismo Shingon in Giappone.
Un’altra caratteristica delle Gorintō è la presenza, anche se non necessariamente, di incisioni su ognuno degli elementi che le compongono; questi possono essere simboli buddisti o in sanscrito, mantra, raffigurazioni di elementi naturali o più semplicemente i nomi dei defunti.
Sotōba
I Sotoba (卒塔婆) sono cippi buddisti utilizzati come oggetti commemorativi nei cimiteri; un cippo è una stele o un pilastro di legno o di pietra su cui sono presenti delle incisioni; la parola sotoba prende la origine dalla parola sanscrita “stupa”.
Nel contesto buddista giapponese le Sotoba sono lunghi listelli in legno che, così come le Gorintō, possono avere una forma che ricorda i cinque elementi alla loro estremità alta, anche se questa particolarità e le decorazioni più in generale possono variare in base alla setta o alla tradizione.
Su questi listelli sono incise preghiere e/o il nome postumo del defunto, così come la data di morte o di commemorazione, ma anche il nome del tempio o del monaco che ha eseguito il servizio funebre. Non esiste un numero preciso di sotoba che si può/deve esporre, un po’ come accade in Italia con le ghirlande di fiori, chi vuole e sente di farlo può comprarle per la funzione funebre.
Il costo di un sotoba varia da tempio a tempio, solitamente tra i 2.000 yen ed i 12.000 yen, ed è buona consuetudine chiederne lo smaltimento al tempio/cimitero quando le intemperie lo hanno rovinato, ad esempio quando le incisioni sbiadiscono o quando il legno con cui è costruito inizia a marcire.
Kasatōba
I Kasatōba (笠塔婆) sono una variante semplificata delle Gorintō; una “torre di pietra” funebre composta da una lunga trave rettangolare su cui sono presenti delle incisioni su uno o più dei quattro lati, sormontata da un “tetto” o, come indica anche il primo kanji che ne compone il nome, un “cappello”, dalla forma a piramide, con l’ultimo elemento sulla cima che rappresenta l’elemento del vuoto buddista, già citato in precedenza.
Le incisioni possono riportare preghiere buddhiste, il nome del defunto, date di morte o commemorazione così come incisioni o bassorilievi di divinità; la base solitamente è un quadrato ma può anche non essere presente, con la trave in pietra ancorata direttamente al terreno.