Il Giappone è riconosciuto a livello mondiale come una delle nazioni più sicure in cui vivere e dove viaggiare, con un basso tasso di criminalità e la quasi assenza della micro-criminalità. In questo contesto, le leggi in materia di possesso ed utilizzo di armi da fuoco sono considerate tra le più restrittive del mondo.
La legge giapponese non contempla il diritto al possesso di un’arma da fuoco (al contrario di quella degli USA, ad esempio) ed impone di possedere una licenza specifica per poter acquistare e possedere un’arma.
Non solo; le uniche armi che possono essere acquistate da civili sono fucili e fucili ad aria compressa, utilizzabili per la caccia o attività sportive, come il tiro al bersaglio. Il possesso privato di armi automatiche e semi-automatiche è sempre vietato; anche le pistole sono sempre vietate, con l’unica eccezione dei tiratori sportivi “esperti”.
Ovviamente militari e poliziotti, per ovvi motivi, possono possedere armi da fuoco, ma il loro utilizzo è fortemente sconsigliato, anche in fase di addestramento; inoltre possono portare con loro un’arma da fuoco solamente mentre sono in turno ed hanno l’obbligo di depositarla in caserma/alla stazione di polizia a fine servizio.
Per quanto riguarda la licenza di possesso di armi da fuoco da parte di civili, questa è concessa solamente a seguito di una serie di test ed esami eterogenei, che coprono vari aspetti della vita e delle capacità di chi ne fa richiesta. La concessione di una licenza è cosa abbastanza rara, ed anche le richieste sono assolutamente limitate.
Per ottenere una licenza bisogna avere prima di tutto 18 anni compiuti; bisogna poi fornire una spiegazione veritiera ed attendibile sul perché si desidera possedere un’arma (ad esempio, caccia, sport o collezionismo); a questo punto si dovrà seguire un corso ufficiale di formazione, teorica e pratica, dove vengono spiegati e praticati i concetti fondamenti sull’utilizzo di un’arma da fuoco (manutenzione, ispezione, metodi di carico e scarico, tiro in varie posizioni, pratica al bersaglio su oggetti fissi e mobili) e sulle leggi giapponesi.
A conclusione del corso, il richiedente dovrà sostenere un esame scritto, che può essere sostenuto solo in determinate date.
Una volta passato il test scritto, si procederà ad una valutazione psicologica, ad un test antidroga e anti dipendenze, ad un controllo dei precedenti penali e del background generale del richiedente.
L’esistenza di pregresse segnalazioni per violenza domestica, o anche il solo sospetto di una violenza familiare, blocca l’acquisizione della licenza; nel caso se ne sia già in possesso, questa perde di validità e viene revocata.
Ancora, una licenza di possesso per armi da fuoco in Giappone vale unicamente per un’arma; quindi se per qualunque motivo si vogliano possedere più armi, serve una licenza specifica per ognuna. La licenza dura 3 anni, dopodiché sarà necessario rifare tutti gli step sopra elencati per riceverne una nuova.
Non ci sono limitazioni al numero di munizioni che è possibile possedere, ma arma e munizioni vanno tenute sempre in posti separati e sottochiave.
Per quanto riguarda la vendita e la produzione di armi, in Giappone ogni negozio di armi è obbligato ad avere una licenza di vendita ed è tenuto per legge ad avere un registro dove annotare ogni vendita, acquisto o trasferimento di armi e munizioni; anche i produttori di armi devono avere una licenza specifica e mantenere un registro dove annotarne ogni arma da fuoco prodotta; infine, le agenzie statali (polizia, etc.) hanno l’obbligo di tracciare ogni movimento e deposito di armi e munizioni che rientrano sotto il loro controllo.
La vendita ed il trasferimento di armi tra privati è sempre vietata. Il possesso illegale di armi da fuoco, o il possesso di più armi rispetto al numero di licenze possedute, è punito con pene che arrivano fino ad un massimo di 15 anni di reclusione. Sparare in un luogo pubblico, a prescindere dall’esito della sparatoria, è punibile fino all’ergastolo.
Queste politiche sulle armi da fuoco in Giappone, legate alla cultura intrinseca della popolazione giapponese, ha reso il possesso ed il numero di morti per armi da fuoco tra i più bassi del mondo.
Di seguito riporto un paio di grafici e relativa comparazione tra alcune nazioni del mondo:
Numero di morti per armi da fuoco in Giappone
Alpers, Philip and Michael Picard. 2022. Guns in Japan: Total Number of Gun Deaths. Sydney School of Public Health, The University of Sydney. GunPolicy.org, 4 July. Accessed 9 July 2022. at: https://www.gunpolicy.org/firearms/compareyears/91/total_number_of_gun_deaths
Numero di morti per armi da fuoco nel Mondo
Alpers, Philip and Michael Picard. 2022. Guns in Japan: Total Number of Gun Deaths. Sydney School of Public Health, The University of Sydney. GunPolicy.org, 4 July. Accessed 9 July 2022. at: https://www.gunpolicy.org/firearms/compare/91/total_number_of_gun_deaths/215,50,66,69,299,88,174,251,178,192,194,113
Numero di armi possedute ogni 100 abitanti in Giappone
Alpers, Philip and Michael Picard. 2022. Guns in Japan: Rate of Civilian Firearm Possession per 100 Population. Sydney School of Public Health, The University of Sydney. GunPolicy.org, 4 July. Accessed 9 July 2022. at: https://www.gunpolicy.org/firearms/compareyears/91/rate_of_civilian_firearm_possession
Numero di armi possedute ogni 100 abitanti nel Mondo
Alpers, Philip and Michael Picard. 2022. Guns in Japan: Rate of Civilian Firearm Possession per 100 Population. Sydney School of Public Health, The University of Sydney. GunPolicy.org, 4 July. Accessed 9 July 2022. at: https://www.gunpolicy.org/firearms/compare/91/rate_of_civilian_firearm_possession/215,50,66,69,299,88,174,251,178,192,194,113
Alcune considerazioni sui grafici e le statistiche di cui sopra: ho scelto appositamente alcune mini isole/nazioni per far capire maggiormente il basso livello di morti/possesso di armi del Giappone. Sconcertante il fatto che nel U.S.A. esistano più armi che esseri umani e che a Saint Vincent e Grenadine (111.000 abitanti) vi siano 3.4 volte più morti per armi da fuoco che in Giappone (126.000.000 di abitanti).
Fonte: gunpolicy.org (by The University of Sydney School of Public Health)