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Torii: i portali shintoisti

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Un Torii simboleggia il punto di confine tra il regno degli esseri umani ed il regno divino dei Kami; è strettamente legato alla religione shintoista e nella quasi totalità dei casi indica proprio l’ingresso ad un santuario, anche se a volte sono stati usati all’ingresso delle tombe imperiali o in alcuni templi buddisti.

Infatti, dopo l’arrivo del Buddismo in Giappone, e nonostante nel 1868 ci fu un ordine imperiale di separare le due religioni (chiamato con il termine shinbutsu bunri), per molti secoli shintoismo e buddismo hanno coesistito fondendo alcuni dei loro elementi in un unico contesto di culto sincretico (ovvero di fusione e mescolanza di elementi eterogenei tra loro).

Ma nonostante ciò, i torii sono stati e rimangono tutt’oggi un simbolo dello shintoismo. E’ anche uso regalarli ai santuari in segno di gratitudine verso i kami, per aver avuto successo nella vita o negli affari; se fate caso sulle colonne spesso sono incise delle scritte, queste sono la data ed il nome di chi lo ha donato.

Nel caso vi siano posizionati più torii nell’area del santuario, questi vengono contati a partire dal più esterno fino al più interno.

Il simbolo stilizzato di un torii è anche lo stemma di famiglia del “Clan Torii”, il cui fondatore fu Taira no Yukinori; furono leali al clan Tokugawa e probabilmente il suo membro più celebrato dalla storia fu Torii Mototada, che difese il castello di Fushimi fino alla morte, dando il tempo a Tokugawa Ieyasu di organizzarsi per contrastare il clan Toyotomi, consentendo la fine delle guerre civili e l’unificazione del Giappone sotto un unico shogun.

Un torii è anche utilizzato some simbolo sulle mappe cartografiche giapponesi per indicare un santuario shintoista.

Due ulteriori curiosità: delle piccole raffigurazioni di torii, installate lungo le strade o davanti alle abitazioni, vengono utilizzate per arginare alcuni comportamenti “barbari”, come urinare in strada o scaricare rifiuti illegalmente; dopotutto lo shintoismo è intrinseco nella popolazione giapponese, e la maggior parte delle persone potrebbe pensarci due volte prima “sconsacrare” un luogo (che poi in realtà consacrato non è).

L’altra curiosità è la credenza che se si esprime un desiderio e si lancia un piccolo sasso su di un torii, e questo rimane su, allora la propria preghiera verrà esaudita.

 

Origine ed etimologia della parola torii

Non esiste un dato storico preciso che indichi quando nacquero i primi torii in Giappone e perché; ci sono però alcune teorie abbastanza valide.

La prima suppone che i torii siano autoctoni del Giappone e siano l’evoluzione di una shimenawa (una corda utilizzata per i riti di purificazione nello shintoismo) agganciata a due alberi, o a due pali; ancora oggi esiste la pratica di accostare una shimenawa ad un torii.

L’altra teoria indica la similitudine tra i Torii giapponesi ed i Torana del buddismo indiano o i Hongsalmun coreani o i Paifang cinesi.

Nel contesto mitologico, invece, si fa riferimento ad una versione diversa da quella del Kojiki. Amaterasu, Kami del Sole, dopo che si nascose in una grotta portando l’oscurità nel mondo, venne convinta ad uscire dal canto degli uccelli divini dalla lunga coda, che vennero messi davanti all’ingresso della grotta dalle altre divinità, facendoli adagiare su di un ramo/trespolo, che sarebbe per l’appunto il torii originario.

La stessa parola torii in giapponese è scritta 鳥居 ovvero con il kanji di uccello (鳥) e del verbo esistere, essere (居) che praticamente in italiano può essere inteso come “dove stanno gli uccelli”.

 

Gli elementi che compongono un torii

Un torii è formato da più elementi che combinati tra loro servono sia alla sua tenuta strutturale che al suo aspetto esteriore, facendo sì che ne esistano svariate tipologie, come vedremo a seguire.

Gli elementi che compongono un torii

La struttura più semplice e basilare di un torii comprende tre soli elementi: Hashira, Kasagi e Nuki, rispettivamente le due colonne, l’architrave ed il traverso che collega e tiene ferme le due colonne.

Tutte le altre tipologie aggiungono ulteriori elementi, fino ad arrivare ad un massimo di 12; ma spesso, come tredicesimo elemento, viene considerata anche la shimenawa aggiunta al di sotto o a sovrapporsi al Nuki.

Nell’immagine esplicativa non sono contemplati i chigobashira (稚児柱), ovvero i pilastri minori aggiuntivi che formano alcune varianti, come i ryōbu torii.

 

Materiali e colori

La quasi totalità dei torii sono costruiti utilizzando legno di cipresso o cedro oppure in pietra; ovviamente è possibile trovarli anche con legni di altre qualità, ma anche in bronzo e rame; al giorno d’oggi ne esistono anche in cemento armato oltre ad alcuni santuari che per varie ragioni li hanno fatti realizzare in materiali particolari.

Troviamo, ad esempio:

  • Il Santaurio Jintoki Inari nella città di Kanoya, prefettura di Kagoshima, dove al suo ingresso è posizionato un torii di vetro trasparente dal colore verde/ciano
  • Il Santuario di Tozan ad Arita, prefettura di Saga, che sfoggia un grande torii realizzato in porcellana (la città di Arita è famosa per la produzione della porcellana di Imari)
  • Il Santuario di Fukugawa ad Hachirogata, prefettura di Akita, dispone di un torii in PVC
  • Il Santuario di Hiko nella città di Yawata, prefettura di Kyoto, con il suo torii in Duralluminio, uno dei primi tipi di lega di alluminio temprata, custodisce il kami degli aeroplani e delle vittime di incidenti aerei

Il loro colore predominante è il rosso vermiglio, uno dei colori giapponesi per definizione, ma anche in questo caso ne esistono molte varianti; in Giappone il rosso scaccia gli esseri maligni e la sfortuna, è di buon auspicio oltre ad essere il simbolo del sole e della vita.

Tra le altre varianti di colore è possibile trovare quelle “non verniciate”, ovvero il cui colore è quello del materiale utilizzato per realizzarle, ad esempio legno, cemento o pietra; oppure tra i più particolari possiamo citare:

  • Il santuario Yamatsumi è situato nel parco Higashimokoto Shibazakura dove, ogni anno, fioriscono distese enormi di muschio rosa (phlox subulata); qui è possibile trovare diversi torii rosa dello stesso colore del mushio
  • Il Santuario Sakurai, nella città di Itoshima, a Fukuoka, ha un torii completamente bianco situato nelle acque dell’oceano, che genera un bellissimo effetto con il colore blu del cielo e dell’acqua
  • Il Santuario Minato di Noboka, nella prefettura di Miyazaki, ha anch’esso un piccolo torii situato sulle rive del mare ma questa volta ha un colore blu scuro

 

Forme e tipologie

I torii hanno due classificazioni principali, Shinmei e Myōjin, che a loro volta si suddividono in diverse tipologie; la differenza tra le due classificazioni è data dall’inclinazione delle colonne laterali, perpendicolari nei Shinmei e leggermente inclinate nei Myōjin, e dall’architrave, rettilinea nel primo caso e tendente all’insù ai bordi nel secondo.

Forme e tipologie dei torii

Non esiste una reale motivazione per la scelta di una delle due classificazioni, ma alcune tipologie di torii sono caratteristiche in un determinato santuario e le nuove donazioni rispecchiano sempre quella specifica tipologia.

Alcune categorie di Shinmei sono:

  • Shime torii, la più antica forma di torii composta da due pali legati tra loro da una corda shimenawa
  • Ise torii, sono situati unicamente nei santuari interno ed esterno di Ise
  • Kasuga torii, nasce nel santuario Kasuga Taisha di Nara ed è una via di mezzo tra le due classificazioni, avendo l’architrave dritta ma le due colonne leggermente inclinate; fu il primo in assoluto ad essere verniciato di rosso
  • Kuroki torii, realizzato da trochi in legno con ancora la corteccia, ma che oramai è diventato molto raro per via della necessità di doverlo sostituire ogni 3 anni circa

Per quanto riguarda i Myōjin Torii, invece, tra le tipologie più utilizzate e riconoscibili ci sono:

  • Daiwa torii, chiamato anche Inari torii per l’ampia presenza nei santuari dedicati ad Inari, ha un componente circolare sulla sommità di ognuna delle due colonne e su cui poggia l’architrave
  • Ryōbu torii, chiamato anche yotsuashi torii (torii a quattro zampe), è come un daiwa torii ma con l’aggiunta di due rinforzi per colonna; ne è un esempio quello del santuario di Itsukushima a Miyajima o quello sul lago Ashi ad Hakone
  • Sannō torii, significa torii del re della montagna, ed è caratterizzato da un’aggiunta triangolare sull’architrave, ed un esempio è quello anteposto all’ingresso del Santuario Hiyoshi Taisha ad Otsu
  • Miwa torii, composto da 3 torii sulla stessa linea orizzontale, senza inclinazione delle colonne ed uniti tra loro; i due laterali, collegandosi alle colonne del principale, sembrano tagliati

Ma ne esistono anche altri, quelli a seguire sono alcuni esempi di Myōjin Torii (i primi 3 rispecchiano i primi 3 indicati sopra).

Alcuni Myōjin Torii giapponesi

Esiste anche un torii formato da pilastri ed altrettante travi superiori, a formare un triangolo, chiamato Mihashira torii; anche se non vi è certezza, sembra che questa particolare forma rappresenti la trinità cristiana e che sia nata dai dai fedeli giapponesi durante il periodo di divieto del cristianesimo.

 

Torii famosi o dalle caratteristiche peculiari

Ecco una lista dei torii giapponesi che più di tutti sono diventati famosi o che hanno caratteristiche di costruzione, o causate da agenti terzi, che li han resi particolari:

  • Il santuario Fushimi inari di Kyoto dispone di più di 10.000 torii
  • Il Kumano Hongu Taisha ha il torii più grande del Giappone, alto quasi 34 metri
  • Il Santuario Heian ha un torii altrettanto gigantesco, alto 24 metri
  • Il Santuario di Awashima, a Uto, Kimamoto, ha il torii più piccolo del Giappone, alto solo 30cm
  • Il santuario Yaotomi è situato su un’isoletta collegata alla città di Gamagori da un ponte, che passa proprio sotto un torii
  • Il grande torii del santuario di Itsukushima, a Miyajima, situato in mare è considerato parte di una delle tre vedute più belle del Giappone
  • Il tempio Shitennoji di Osaka, nonostante sia un tempio buddista, ha uno dei torii in pietra più antichi, risalente al 1294
  • Il Santuario di Sanno, a Nagasaki, ha un torii con la sola colonna destra e metà architrave; la parte sinistra è crollata subito dopo lo sgancio della bomba atomica
  • Il santuario Amanoiwato, a Takachiho, Miyazaki, ha un torii all’interno di una grotta, la stessa nella quale si racconta si sia nascosta Amaterasu portando il buio perenne sulla Terra
Fabrizio Chiagano
Fabrizio Chiagano
Web Developer, UX e UI Designer. Abbastanza Nerd, appassionato di tecnologia, fotografia, cinema, documentari e marketing. Ovviamente, patito di anime, cucina e cultura Giapponese. Vivo a Milano ^_^