Sebbene i colori siano una caratteristica universale che ricopre tutto ciò che ci circonda, è anche vero che ogni cultura, ogni comunità, ogni etnia, nel corso dei secoli, ha sviluppato un proprio modo di descrivere i colori e di associali a specifici eventi, oggetti e aspetti della vita di tutti i giorni.
Un colore che per una certa cultura può avere un significato brutto o nefasto, in un’altra cultura potrebbe essere considerato all’esatto opposto, ovvero un simbolo di fortuna e buona sorte.
Ad esempio il colore rosso, in Sud Africa, simboleggio il lutto, in India è sinonimo di purezza, in occidente è associato tra le varie cose all’amore ed alla passione; anche in Giappone il colore rosso è associato a vari significati, ad esempio serve a spaventare gli spiriti maligni ed a purificare, rappresenta il sole e la buona fortuna.
In origine, nella cultura giapponese, si faceva riferimento solamente a quattro colori, i quali non rappresentavano una specifica tonalità ma un insieme di più colori, una specie di raggruppamento cromatico. Ancora oggi, sono considerati “colori primari”, “colori autentici”.
Questi sono: Aka (赤), Ao (青), Kuro (黒) e Shiro (白) che rispettivamente sono identificati con il colore rosso, blu, nero e bianco ma che in realtà, come appena detto, facevano riferimento ad una più ampia gamma di colorazione; ancora meglio sarebbe dire ad una sensazione visiva: il rosso si riferiva alla “luce brillante”, il blu al “vago e indefinito”, il nero al “buio e oscurità”, il bianco al “limpido e comprensibile”.
Come indicato nella primissima parte del libro “The Colors of Japan: Background, Features and Creation” di Sadao Hibi, questi quattro colori sono anche gli unici che possono essere preceduti dal kanji Ma (真), che può essere tradotto in italiano come “vero”; il risultato saranno le parole makka (rosso brillante), massao (blu profondo), makkuro (nero pece) e masshiro (bianco puro).
E nonostante i cambiamenti che la lingua giapponese ha avuto nel corso dei secoli, ancora oggi questi sono i nomi dei colori che categorizzano tutti gli altri.
Un’annotazione da fare riguarda il kanji Iro (色), che significa proprio “colore”; alcuni colori, quelli più antichi o più importanti, non hanno questo kanji nel loro nome e neanche nella pronuncia; tutti gli altri, invece, finiscono sempre con esso. Ovviamente c’è sempre qualche eccezione, come ad esempio il colore giallo che viene indicato come Kiiro (黄色).
I colori più moderni, o quelli “importati”, infine, sono scritti in katakana in quanto rispecchiano la vocalità originale; l’eccezione, in quest’altro caso, è il fatto che il nome di alcuni colori già esistenti in Giappone è stato “soppiantato” dalla sua versione in katakana, come per l’arancione, comunemente chiamato Orenji (オレンジ) nonostante esista la sua controparte giapponese, chiamata Daidaiiro (橙色).
I colori tradizionali giapponesi nel mondo moderno
Ci sono una serie di colori che fanno parte dell’anima del Giappone, che ne caratterizzano la sua essenza, che sono così intrinsechi con la cultura nipponica che basta guardarli in un qualunque contesto per pensare subito a ciò che li ha originati.
Pensate al rosso vermiglio dei torii presenti all’ingresso dei santuari shintoisti, al rosa dei fiori di sakura, al verde degli aghi dei bonsai di pino, al marrone/arancio dei cachi o ancora la tinta rosa/violacea dei fiori di azalea.
La ditta giapponese DIC Graphics Co., Ltd. ha realizzato il “Nihon no Dentoshoku” (日本の伝統色), ovvero una catalogazione dei 300 “colori tradizionali giapponesi” che più di tutti rappresentano la cultura giapponese.
Così come, a livello internazionale, la Patone si occupa della catalogazione, della nomenclatura e del sistema di identificazione dei colori, la DIC Graphics ha realizzato la sua versione relativa agli standard giapponesi.
Su ogni colore è riportato il codice DIC, il nome originale usato in Giappone, una breve storia/descrizione, la conversione in RGB, CMYK e nel sistema Munsell e la composizione dell’inchiostro. Infatti, va ricordato che esistono molti metodi di gestione del colore, ognuno funzionante con una logica differente.
Anche la JISC, la Japanese Industrial Standard Committee, ovvero l’associazione degli standard industriali giapponesi ha uno standard per la colorazione identificato come “JIS Z 8102:2001” che contiene un elenco di 269 colori a catalogare la colorazione di superfici.
Quest’ultima è una caratteristica particolare, infatti il colore di una superficie può variare anche molto rispetto allo stesso colore osservato sul monitor di un PC o stampato su carta, per cui la conversione in digitale non è mai perfetta rispetto allo standard. In ogni caso ogni colorazione JIS ha il corrispettivo valore nel sistema Munsell.
Lista dei colori giapponesi
Come già spiegato, i colori che rispecchiano di più le usanze e la cultura giapponese sono svariati, alcuni diversi tra loro solamente per piccole sfumature (dopotutto tenete presente che in linea generale l’occhio umano è in grado di interpretare circa 10 milioni di colori).
A seguire ho preparato una lista con quelli più antichi o che secondo me, tra tutti, sono i più rappresentativi. Purtroppo, per via dei diversi metodi di gestione dei colori, i valori esadecimali indicati potrebbero non rispettare esattamente gli standard di cui vi ho parlato prima, ma sicuramente si avvicinano di molto (stessa cosa può valere per i colori nelle immagini allegate).
Altra annotazione riguarda i nomi dei colori che ho indicato in italiano: per alcuni la traduzione è letteraria mentre per altri ho fatto riferimento al significato più filosfico del colore.
Rosa e rossi
Sakura-iro (桜色) = Fiori di ciliegio = Codice Munsell 10RP 9 / 2.5 = Hex #FEDFE1
Ichigo-iro (苺色) = Fragola = Codice Munsell 10RP 4/10 = Hex #B5495B
Momo-iro (桃色) = Pesca = Codice Munsell 2.5R 6.5/8 = Hex #F596AA
Kurenai (紅) = Rosso cremisi = Codice Munsell 3R 4/14 = Hex #CB1B45
Viola
Fuji-iro (藤色) = Glicine = Codice Munsell 10PB 6.5/6.5 = Hex #8B81C3
Edomurasaki-iro (江戸紫色) = Viola di Tokyo = Codice Munsell 3P 3.5/7 = Hex #77428D
Botan-iro (牡丹色) = Peonia = Codice Munsell 3RP 5/14 = Hex #C1328E
Tsutsuji-iro (躑躅色) = Azalea = Codice Munsell 7RP 5/13 = Hex #E03C8A
Blu e neri
Ai-iro (藍色) = Indaco = Codice Munsell 1GY 4.5/3.5 = Hex #0f5779
Muzu-iro (水色) = Acqua = Codice Munsell 6B 8/4 = Hex #bce2e8
Rurikon (瑠璃紺) = Lapislazzuli scuro = Codice Munsell 6PB 3/8 = Hex #0B346E
Sumi-iro (墨色) = Inchiostro = Codice Munsell N2= Hex #1C1C1C
Verdi
Kusa-iro (草色) = Erba = Codice Munsell 5GY 5/5 = Hex #7B8D42
Matsuba-iro (松葉色) = Foglia di pino = Codice Munsell 7.5GY 5/4 = Hex #3F7735
Rokusho (緑青) = Ruggine del rame = Codice Munsell 4G 5/4 = Hex #5BAD92
Kamonoha-iro (鴨の羽) = Piuma della testa del germano reale = Codice Munsell 2.5BG 4/6 = Hex #00695B
Gialli
Tōō (藤黄) = Giallo rame = Codice Munsell 2.5Y 8/10 = Hex #F7C114
Odo-iro (黄土色) = Ocra = Codice Munsell 10YR 6/7.5 = Hex #CE9B0E
Hanezu (朱華) = Fiore di Loto aka Prugna di Giardino = Codice Munsell 2.5YR 7/8 = Hex #F4A57A
Usikihada (淡黄蘗) = Giallo pallido aka Bagliore di Luna = Codice Munsell 7.5Y 9/2 = Hex Hex #F9F1C0
I colori natali ed i kimono
Da sempre i colori dei Kimono hanno avuto una relazione con lo stato sociale e con l’età di chi li indossava, ma anche con il motivo per cui venivano indossati; non solo, perchè in base al mese di nascita si viene associati ad un colore che si dica porti fortuna se indossato e che rispecchia la “propria essenza”.
Questi 12 colori sono stati selezionati dall’Associazione delle cooperative dell’industria tessile di Tokamachi (十日町の織物工業協同組合), nella prefettura di Niigata. Tokamachi è una città famosa in tutto il Giappone per la qualità della sua industria tessile e per la produzione di kimono (gemellata con Como, in Italia), seconda solamente a Kyoto. Qui ogni anno si tiene anche il Tokamachi Kimono Festival, un matsuri che mette in mostra migliaia di kimono indossati da persone di tutte le età.
I “colori natali” sono legati al mese dell’anno ed ognuno viene associato ad un particolare stagionale:
- Gennaio: Il rosso intenso delle camelia, che sboccia sotto le fredde nevicate invernali
- Febbraio: Il verde giallastro dei germogli di Petasites, ad annunciare l’inizio della primavera
- Marzo: Il colore rosato dei sakura in fiore, il culmine della primavera
- Aprile: Il marrone chiaro dei ramoscelli, che sostengono i fiori durante la brezza primaverile
- Maggio: Il viola intenso degli iris che fioriscono
- Giugno: Il verde delle foglie di kuzu che vengono bagnate dalle lunghe piogge
- Luglio: Il color lavanda pallido della ruggiada di prima mattina, su cui riflettono i primi raggi del sole
- Agosto: Il rosa violaceo della Gloria mattutina (fiore) che sboccia di prima mattina per appassire con l’arrivo della sera
- Settembre: Il blu profondo dell’uva di montagna, bagnato dalla rugiada
- Ottobre: Il viola dei fiori di kikyō, uno dei sette fiori dell’autunno, che riempiono i ventosi campi autunnali
- Novembre: Il rosso dei momiji e delle foglie autunnali, che illuminandosi dei raggi del sole donado un calore che pervade il proprio cuore
- Dicembre: Il bianco indaco che segna l’inizio delle prime nevicate