I fuochi d’artificio sono un classico delle festività, nati in Cina intorno all’anno 1.000 ed oggi utilizzati in tutto il mondo durante cerimonie, eventi importanti e ricorrenze varie. In Giappone i fuochi d’artificio sono un momento classico di intrattenimento durante le sere dei mesi estivi; esistono moltissimi matsuri (feste tradizioni giapponesi) caratterizzati da spettacoli pirotecnici, dove magari recarsi in yukata per rendere l’atmosfera ancora più piacevole.
Ma iniziamo subito da come i giapponesi chiamano i fuochi d’artificio, ovvero hanabi (花火). La parola hanabi è composta da due kanji: Hana (花) che significa “fiore” e Bi (火) una delle pronunce di “fuoco”; potete subito capire quanto sia più poetica questa parola, i “fiori di fuoco”, rispetto alla versione italiana, che semplicemente spiega tecnicamente cosa sono (la parola artificio significa “ordigno” o “qualcosa destinato ad accendere le cariche esplosive”).
L’introduzione in Giappone viene fatta risalire al XVI secolo, ma tutt’oggi non si hanno documenti precisi che parlano della storia pirotecnica giapponese; l’attuale cultura dell’hanabi viene datata al 1733 quando, come parte di una cerimonia per le divinità dell’acqua e come commemorazione per le vittime della carestia e del colera che in quel periodo aveva ucciso migliaia di persone, vennero sparati 20 fuochi d’artificio lungo il fiume Sumida a Tokyo (ai tempi Edo). C’è però chi dice che questa storia sia stata creata ad arte tra il 1890 al 1930, in quanto l’epidemia di colera non arrivò in Giappone prima del 1822.
In ogni caso, inizialmente quest’evento era chiamato Ryōgoku Kawabiraki (両国川開き) ma oggi è conosciuto come Sumidagawa Hanabi Taikai (隅田川花火大会), ovvero il “torneo dell’hanabi del fiume Sumida”, e si tiene l’ultimo sabato di luglio di ogni anno. Durante questo evento, squadre rivali si sfidano e competono per i più bei fuochi d’artificio.
Intorno al 1810, quando quest’evento si rafforzò e divenne molto atteso dalla popolazione, le due scuole pirotecniche più importanti erano la Tamaya e la Kagiya; sembra che ancora oggi sia parte della cultura giapponese gridare le parole “tamaya” e “kagiya” mentre si guardano con stupore gli hanabi.
C’è anche da dire che la Tamaya fu bandita da Tokyo e dalle manifestazioni pirotecniche a partire dal 1843, quando a causa di un’esplosione nel suo negozio, causò un grande incendio e la morte di svariate persone.
Colori, struttura e forme degli hanabi
All’inizio del periodo Edo i fuochi d’artificio in Giappone avevano tutti un colore arancio tenue; fu solo a partire dal XIX secolo, durante il periodo Meiji, che i colori aumentarono notevolmente grazie all’importazione del clorato di potassio, l’alluminio, il magnesio, il nitrato di bario e altri. Le tecniche moderne permettono anche di avere hanabi che cambiano colore durante l’esplosione.
Con l’avvento di nuove possibili colorazioni iniziarono a cambiare anche le forme delle esplosioni, per questo i fuochi d’artificio realizzati con queste nuove tecniche sono chiamati “fuochi occidentali” (洋火) mentre quelli realizzati con le tecniche classiche sono chiamati “fuochi giapponesi” (和火).
I classici hanabi giapponesi fanno parte della categoria warimono (割物), e sono chiamati “bombe giapponesi” nel resto del mondo; hanno la forma di una grande sfera, al cui interno sono disposte delle sfere più piccole, chiamate “hoshi”, che sono la parte che genera le stelle luminose dopo lo scoppio; gli hoshi sono posizionati in forma concentrica all’interno di “canali” di carta, che prendono il nome di “tamagawa”; l’ultima parte è chiamata “wariyaku”, è corrisponde alla carica esplosiva il cui compito è far accende gli hoshi.
Al momento dello scoppio si genera un effetto visivo che ricorda molto un crisantemo, o una peonia, e per essere considerato “superlativo” deve rispettate tre precise caratteristiche:
- l’esplosione deve avvenire nel punto più alto in cui il mortaio può sparare la sfera;
- gli hoshi devono accendersi tutti contemporaneamente e devono spegnersi insieme;
- gli hoshi devono irradiarsi tutti alla stessa distanza dal punto centrale formando una sfera perfetta da qualunque posizione la si guardi.
Altre categorie di hanabi sono i pokamono (ポカ物) che esplodendo rilasciano gli hosci in direzioni più o meno causali, ad esempio a formare un salice piangente (molto usati anche in occidente) e spesso emettendo dei fischi; i kowarimono (小割物) sono più piccoli dei warimono ed esplodono da un lato invece che dal centro, vengono lanciati in gruppi e formano un effetto “multi fiore”; infine, i katamono (型物) vengono usati per disegnare smile, scritte o figure come animali e oggetti.
Tezutsu Hanabi
I fuochi artificiali chiamati tezutsu hanabi (手筒花火) sono una particolare categoria di hanabi, nata in Giappone intorno al 1600 (probabilmente come eredità di guerra), più specificatamente nel santuario di Yoshida, nella città di Toyohashi, ad Aichi.
Non sono fuochi da lancio, ma vengono tenuti in mano mentre emettono scintille, infatti la parola “tezutsu” è formata dai kanji di “mano” e “tubo/cilindro”. Praticamente sono costruiti partendo da un “bambù moso” svuotato e cavo, con un diametro non inferiore ai 10cm ed una lunghezza media di 80cm. L’interno viene riempito con polvere da sparo nera e polvere di ferro, per un peso che varia da 1.5kg fino a 3kg mentre l’esterno è ricoperto di corde, così da permettere al fuochista di tenerlo saldamente in mano.
La tradizione prevede che sia la stessa persona ad occuparsi di tutto quello che riguarda un tezutsu hanabi, ovvero la ricerca del bambù, il taglio, la preparazione della polvere da sparo fino all’accensione ed alla tenuta durante tutta la sua durata pirotecnica.
Senko hanabi
I senko hanabi (線香花火) sono la versione giapponese delle nostre “stelline scintillanti” e sono molto apprezzati dai bambini e dagli adulti, soprattutto nel periodo estivo e dell’Obon (la festività buddista per onorare gli spiriti degli antenati).
La parola senko può essere tradotta come “bastoncino d’incenso”, questo proprio perché la loro forma è molto simile; sono lunghi circa 20cm e sono costruiti da un foglio di carta velina (o carta washi) arrotolato su se stesso, ad una cui estremità viene messa una piccolissima parte di “polvere da sparo nera” (quella classica inventata in Cina, differente da quella definita marrone o bianca).
Viene tenuta in mano per la parte formata da solo carta mentre l’altra estremità viene accesa in modo che possa bruciare e fare scintille; in realtà, rispetto a quanto avviene con le stelline occidentali, la parte che brucia dei senko hanabi forma una specie di grumo incandescente che poi inizia a fare le scintille.
La sua durata è molto breve e la sua bellezza è intensa, il che ricorda il concetto filosofico giapponese chiamato “mono no aware”, che semplificando, esprime quel sentimento di malinconia che si prova guardando un qualcosa di molto bello con la consapevolezza che la sua durata sarà temporanea (esattamente come avviene per i sakura, ma non solo).
Hanabi matsuri in Giappone
Sono molte le città giapponesi dove si tengono matsuri con fuochi d’artificio; oltre al già citato Sumidagawa Hanabi Taikai, tra i più famosi possiamo citare il:
- Omagari Hanabi (大曲の花火), considerato il più grande e scenografico festival pirotecnico di tutto il Giappone, vicino la stazione Omagari, nella prefettura di Akita
- Nagaoka Matsuri Hanabi Taikai (長岡まつり大花火大会), tra i primi tre festival pirotecnici del Giappone, che si tiene a Nagaoka, nella Prefettura di Niigata
- Tsuchiura Zenkoku Hanabi Kyōgi Taikai (土浦全国花火競技大会), anch’esso uno dei tre grandi matsuri pirotecnici che si tengono in Giappone, nella città di Tsuchiura, nella prefettura di Ibaraki
- Miyajima Suichū Hanabi Taikai (宮島水中花火大会), che si tiene poco distante dal Santuario di Itsukushima e con la particolarità che i fuochi sono sparati da piccole barche al largo della baia di Miyajima
- Tenjin Matsuri Hanabi (天神祭花火), uno spettacolo pirotecnico che si tiene in concomitanza con il Tenjin Matsuri, uno dei tre grandi matsuri del Giappone, ad Osaka e che combina fuochi d’artificio con santuari portatili posti su imbarcazioni lungo il fiume Ogawa
I fuochi d’artificio diurni
Ebbene sì, anche se tutti pensiamo ai fuchi d’artificio come spettacoli notturni, in realtà ne esiste anche una versione diurna, il cui funzionamento è per ovvi motivi abbastanza differente da quello notturno. Anche se, parere puramente personale, gli hanabi notturni non hanno paragoni, quelli chiamati diurni sono considerati come un’invenzione tutta giapponese.
Infatti, nel 1877, nacque a Yokohama “The Hirayama Fireworks Company”, una delle ditte di pirotecnica più grandi e famose del Giappone; fu proprio la Hirayama Fireworks che, importando e sviluppando nuovi materiali e tecnologie, fece sì che anche in Giappone si potessero avere fuochi d’artificio con colorazioni differenti dall’arancio tenue.
Non solo, il suo fondatore Jinta Hirayama fu uno dei più celebri industriali del settore; a lui è attributo il primo brevetto della storia giapponese registrato negli U.S.A., nel 1883, relativo proprio ai fuchi d’artificio diurni.
Pubblicò anche vari cataloghi su cui erano riportati schemi ed illustrazioni, che dovevano dare l’idea di che aspetto avrebbero avuto gli hanabi prodotti della Hirayama Fireworks Company, sia in versione notturna che diurna (continua a leggere l’articolo per visualizzare alcune immagini di questi cataloghi).
Quindi, tornando alla definizione di hanabi diurni, possiamo dire che questi sono composti da figure di carta o altro materiale o palloncini dalle forme più particolari, che dopo essere stati lanciati in aria si aprono o si gonfiano, iniziando a cadere al suolo attaccati ad una specie di paracadute; non solo, anche oggi ed in tutto il mondo, i fuochi d’artificio diurni prendono vita usando fumogeni colorati (o stelle filanti di carta) invece che stelle incandescenti.
Record giapponesi con i fuochi d’artificio
Il Giappone detiene, o ha detenuto, vari Guinness World Records legati ai fuochi d’artificio.
Ad esempio nel 2014 al 13° festival dei fuochi d’artificio di Konosu (città della prefettura di Saitama) è stato assegnato il record per la “bomba da 4 shaku” più pesante al mondo (lo shaku è un unità di misura giapponese), con un peso di 464.826 kg ed un diametro di 105,5 cm.
Un altro record è stato assegnato nel 1985 al matsuri del Katakai (nella prefettura di Niigata) per essere stato il “lancio di fuochi d’artificio più esteso del mondo” con un altitudine di esplosione di 800 metri ed un diametro di fioritura di ulteriori 800 metri.
Nel 2006, un team giapponese ha anche brevettato il “fuoco d’artificio più piccolo del mondo”, formato da una palla di 1cm di diametro ed un’altezza di lancio di un paio di metri, chiamato anche “fuoco d’artificio da interno” in quanto può essere fatto esplodere in casa senza problemi; ovviamente non si formerà una stella pirotecnica, ma sarà sparata carta, plastica o altro materiale.
Cataloghi di hanabi
La società di fuochi d’artificio “The Hirayama Fireworks Company”, con sede a Yokohama, pubblicò vari cataloghi in lingua inglese, o bilingue inglese-giapponese, in cui cercava di mostrare come sarebbero apparsi al pubblico i suoi hanabi; questi cataloghi furono stampati e distribuiti dalla CT Brock and Company, la più antica e famosa azienda pirotecnica del Regno Unito (fondata nel 1698).
Vennero pubblicati sia cataloghi di fuochi notturni che di fuochi diurni, anche dalla Yokoi Fireworks, con sede sempre a Yokohama, e 8 di questi sono stati digitalizzati e resi pubblici dalla Biblioteca della città di Yokohama.
A seguire un estratto di alcune pagine, mentre i cataloghi completi li potete trovare direttamente sul sito della Città di Yokohama.